Sono sempre rimasto affascinato dalla concezione del Superuomo
(o “Oltreuomo”) di Nietzsche prima e di D’Annunzio poi.
L’idea dell’evoluzione dell’individuo per Nietzsche
consisteva in un progressivo abbandono delle convenzioni e dei pregiudizi che
frenano l’uomo nei suoi atteggiamenti. Lo stesso uomo che ha sempre creduto che
l’unico modo che esistesse per vivere in armonia con se stesso fosse quello di
rispettare regole e convenzioni imposti dalla cultura dominante, dalla società,
e dalla religione, progressivamente decide di liberarsi da quelli che io
definisco “formalismi di una società civilizzata”. D’altronde il primo passo della civilizzazione
consiste nella repressione degli istinti basici dell’individuo al fine di
renderlo una bestia addomesticabile. (Ricordo che l’uomo è fondamentalmente un
animale evoluto, e neanche in tutti i casi, ma rimane pur sempre un animale).
L’uomo nuovo è colui che accettando l’idea che Dio è morto
(e tra l’altro l’abbiamo ucciso noi) e che non sono i comportamenti della massa
a poter determinare ciò che sia giusto o sbagliato per se stesso, non vede
entità o istituzioni in grado di determinare o influenzare la propria scala di
valori. E’ un uomo che prende in mano la propria vita, sostituendo ai soliti
schemi già ampiamente collaudati e mal sopportati, un nuovo campionario di
principi da lui stesso selezionati. E lo fa partendo da un concetto basilare:
non esiste vita aldilà dell’esperienza terrena! L’uomo è limitato al suo solo
corpo fisico, motivo per cui non deve essere guidato da principi religiosi! Le
uniche entità a cui deve rendere conto sono le sue pulsioni.
Involontarie,
innate e totalmente irrazionali.
D’Annunzio riprende i concetti del filosofo e propone
un’evoluzione del Superuomo nietzschiano. Conferisce a questa figura un aspetto
messianico: colui che, convertita la propria scala di valori e abbandonato ogni
formalismo, si propone come guida per il proprio paese, portatore della nuova
filosofia di vita (puntualmente additata per dare scandalo ed incantare la
gente). Il superuomo dannunziano è si un ribelle amante della violenza e del
pericolo, ma allo stesso tempo un ammaliatore di coscienze, un conquistatore di
donne, un essere profondamente curioso e creativo, interessato alla vita, amante
assoluto della bellezza in ogni sua forma, un cultore dell’estasi.
Il cammino di evoluzione verso questa figura è quanto di più
difficoltoso possa fare un uomo che vive in un paese “occidentalizzato”.
Decidere di non seguire le regole del gioco è un rischio molto alto. La società
attuale è spietata con coloro che scelgono di tirarsi fuori. E visto che tale
concezione ha ovviamente necessitato di un’evoluzione a sua volta nel tempo,
non stento a credere che abbia bisogno di un aggiornamento anche per i tempi
moderni.
Prese le basi di Nietzsche, e accettata l’evoluzione
dannunziana, se dovessi aggiungere elementi alla figura del superuomo moderno,
io personalmente in maniera forse superficiale e infantile, ma a mio avviso
abbastanza concreta e pratica, attingerei da tre personaggi chiave di alcune
serie televisive che ben rispecchiano “l’uomo nuovo” ai tempi moderni. Sto
parlando di Gregory House della serie “Dr.House”, di Cal Lightman di “Lie to
me” e di Hank Moody di “Californication” (personaggio liberamente ispirato allo
scrittore Charles Bukowski).
Parafrasando un articolo letto a riguardo alcuni giorni fa,
dal primo prenderei l’estremo cinismo, dal secondo l’attenzione per i dettagli,
dal terzo lo stile di vita sopra le righe e totalmente scorretto. E da tutti e
tre i personaggi l’atteggiamento sicuro, l’apparente menefreghismo,
l’intelligente simpatia, la dialettica che non lascia scampo, e con le donne il
contatto diretto, la naturalezza negli approcci, l’estrema tensione sessuale
che sanno ricreare e l’eye contact pressante. Per molti sarebbero dei perfetti
coglioni. Punti di vista. L’unica cosa certa, vista la probabile superficialità
delle mie aggiunte è che sicuramente nessuno verrà mai a chiedermi di scrivere
un’evoluzione del Superuomo nietzschiano. Ma al momento, è quanto di meglio
riesca a fare. (D.C.)