martedì 29 maggio 2012

Ma allora cosa posso fare?


‎"Ma allora cosa posso fare?"
"Il curioso"
"Non è un mestiere"
"Non è ancora un mestiere. Viaggi, scriva, traduca, impari a vivere dovunque. 
E cominci subito." (H.P. Rochè)

domenica 27 maggio 2012

Pretesti per gridare "Adesso Basta"!


 


Pretesto 1:

<<Cento, mille uomini così e il potere è spacciato.>>








Pretesto 2:

<< Nei paesi ricchi il consumo consiste in persone che spendono soldi che non  hanno, per comprare beni che non vogliono, per impressionare persone che non ci amano>> (J.Spangenberg)

Pretesto 3:

<<Finora abbiamo pensato che ci fosse solo un modo di guadagnare soldi e lavorare, cioè il nostro. Non è così.>>

Pretesto 4:

<<Il paniere dell'Istat indica qualcosa che non è la mia vita. L'Istat non sa chi sono..Voglio un paniere in cui la roba dentro ce la metto io, e poi mi calcolo da solo quel che vale. E la mia inflazione sarà senz'altro inferiore a quella ufficiale.>>

Pretesto 5:

<<Per un bel pò di anni dovremo costruire le condizioni per il triplice processo di: 
  • Abbattimento dei costi d'esercizio della nostra vita.
  • Aumento del livello di risparmio.
  • Creazione delle condizioni economiche necessarie a smettere col nostro lavoro tradizionale. >>                  (da "Adesso Basta" di Simone Perotti)



La rottura definitiva:

<<Ma il potere si è ulteriormente evoluto, ha imparato che la dittatura e il totalitarismo non servono più. Bastano i vetrini luccicanti del consumo, del potere economico, dei servizi, dei beni, per tenere tutti sotto scacco, proni e incapaci di offendere. I prodotti, la loro accessibilità, la loro apparente convenienza sono sufficienti a spingere orde intere di persone, pure benestanti, pure acculturate, a uscire tutte le mattine da casa con la loro vettura fiammante, a percorrere a passo d'uomo strade intasate, a lavorare per dieci, dodici ore in modo sempre identico, sentendosi anche privilegiate, e poi a ritroso, e poi ancora avanti, senza che ci sia un ordine perentorio, senza che qualcuno alzi la voce. Il potere si è molto raffinato dal dopoguerra, è diventato silenzioso,invisibile,cortese. I dittatori non servono quando la gente è già china sotto il mantello dorato del benessere. E' già disposta a tutto pur di mantenere la propria condizione di privilegio, al prezzo della sua paura, soddisfatta dai suoi avanzamenti, incurante del costo esistenziale e sociale che tutto questo comporta. Un esercito di schiavi convinti di essere liberi può essere condotto anche da un pastorello, non serve la polizia. Tutto questo, almeno finchè qualcuno, singolarmente, non dice basta e vede..
Vede che così non va, che le ore nel traffico sono alienanti, che la schiavitù del lavoro è un ricatto insopportabile, vede che i sentimenti e le relazioni sono schiacciate in un angolo lontano, vede che l'acquisto di beni è solo un produttore di bisogni ulteriori, che nessun bene ulteriore potrà soddisfare, che necessiterà però nuovo lavoro, nuovi compromessi per essere ancora possibile. Vede soprattutto che non c'è alcun guardiano, alcuna camionetta di militari che ti spara se esci dal gruppo, e che non ci siamo accorti di qualcosa di clamoroso: le regole che ci rendono schiavi ci impediscono di constatare la nostra schiavitù, ma le abbiamo accettate noi, nessuno ce le ha imposte a forza. O meglio, c'è tanta gente al mondo che quelle regole (contrariamente a tantissima altra che può solo accettarle) potrebbe rifiutarle, cambiare tempi e modi senza rischiare granchè, ma con un premio altissimo alla fine del percorso.>> (da "Adesso Basta" di Simone Perotti)


Il primo punto di rottura:



<<Vedo gli uomini più forti e intelligenti che siano mai vissuti e questi uomini sono alle pompe di benzina e a servire ai tavoli. Se potessimo mettere questi uomini nei campi di addestramento e finire di educarli. Una pistola non fa altro che focalizzare un'esplosione in una sola direzione. Avresti una classe di uomini e donne giovani e forti, tutta gente desiderosa di dare la vita per qualcosa. La pubblicità ha spinto questa gente ad affannarsi per automobili e vestiti di cui non hanno bisogno. Intere generazioni hanno svolto lavori che detestavano solo per comperare cose di cui non hanno veramente bisogno. Noi non abbiamo una grande guerra nella nostra generazione,o una grande depressione,e invece si,abbiamo una grande guerra dello spirito. Abbiamo una grande guerra rivoluzione contro la cultura. La grande depressione è quella delle nostre vite.Abbiamo una depressione spirituale. Dobbiamo mostrare la libertà a questi uomini e a queste donne rendendoli schiavi e mostrare loro il coraggio spaventandoli. Napoleone si vantava di poter addestrare uomini a sacrificare la vita per un nastrino. Pensa a quando proclamiamo uno sciopero e tutti si rifiutano di lavorare fino a quando non abbiamo ridistribuito le ricchezze nel mondo. Pensa ad andare a caccia di alci nelle valli boscose intorno alle macerie del Rockfeller Center.>>
(tratto da "Fight Club" di C.Palahniuk)





Nascita de "Il Respiro del Represso"


Perchè questo blog? E' una finestra sul mondo. E' il mio punto di vista critico sul mondo. 
E' qualcosa che ho capito dalla vita e so che non potrà rimanere solo mia. 
Apro con due passi di due libri che hanno segnato un punto di svolta in questo mio percorso. So che non è il massimo aprire un blog con due testi di altri scrittori, ma per farvi capire cosa è successo in questo periodo, non trovo parole migliori di quelle che hanno provocato questa reazione. Queste parole segnano il punto di rottura con qualcosa che non andava più e che doveva cambiare. Sono state la sveglia al lungo inganno in cui ero inevitabilmente finito. E se vi state chiedendo il perchè di questo titolo, bhè, guardatevi attorno: siamo una società di repressi che tirano una leva, premono un bottone senza capirci niente ed a un certo punto muoiono e basta. Gente che reprime i propri desideri ed i propri impulsi ogni giorno,ogni mattina, ogni sera, ogni qual volta impostano la sveglia per il giorno dopo,ogni qual volta fanno una rinuncia perché è meglio così. Capita però che improvvisamente qualcuno di questi si accorga che così non può andare,che non è possibile continuare a respirare sempre la stessa aria viziata. E decide di tirare fuori la testa. Fuori dal gregge. Fuori dal recinto. Respirare aria nuova. E capisce che non ne vale più la pena. Capisce che l'illusione del successo ha un prezzo troppo alto da pagare e troppe poche garanzie. Ed è in quello stesso istante che decide di tirarsi fuori dal gioco. 
Il respiro del represso, è uno spazio, una dimensione, un'ora d'aria, una nuova condizione di vita, o semplicemente il delirio di un represso che ha semplicemente preso coscienza della propria condizione. 
Detto ciò, sarò lieto di sapervi presenti e attivi in questo spazio. Sentitevi liberi di commentare, criticare, mettere in discussione o rafforzare le mie opinioni. Buona lettura..